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non la sterile rivendicazione delle cose che non vanno.


giovedì 27 settembre 2012

appunti da un paese ancora in difficoltà: serve più cambiamento

La produttiva
Gli anni duemila hanno vista la globalizzazione dell’economia, l’aumento della competizione internazionale, l’introduzione dell’Euro che per l’Italia ha significato, tra l’altro l’impossibilità di svalutare così come avveniva prima con la lira. Così dal 2000 se andiamo a confrontarci con gli altri paesi europei per esempio su quanto costa la produzione di uno stesso prodotto o servizio osserviamo che in Italia il costo è salito del 2,7% l’anno ma in Germania solo dello 0,2% in olanda dello 0,5% e in Francia  dello 0,6%. Questo significa che la perdita di competitività dell’Italia rispetto alle altre economie è stato di circa il 2% l’anno e quindi di 20% nel decennio. Questo è il divario che si sta accumulando nell’area EURO e intanto tra noi e la Germania.
L’ora di lavoro in Italia rende mediamente 1,04 in più rispetto al 2000 Mentre quella europea è salita all 11%. Ma in Germania siamo al 17% mentre in Francia siamo al 13%.
Le infrastrutture nel paese oggi
Nelle infrastrutture abbiamo perso del tutto il vantaggio competitivo che avevamo accumulato negli anni del boom economico anni 60.  L’indice di dotazione di autostrade per abitante era di 154 nel ’70 si è dimezzato nel 2006 (73).
La quota delle merci trasportate su ferrovia è rimasta inalterata per 18 anni dal 1990 al 2008.
E’ chiaro però che il problema sta nel manico.
E’ anche  vero infatti come nei 25 anni precedenti in Italia abbiamo speso 600 miliardi nelle infrastrutture quindi più che negli altri paesi europei .
Ma vi sembra naturale che un kilometro di autostrada in Italia costi il doppio che in Germania.
Vi sembra naturale che il costo dell’alta velocità è il triplo che in spagna e noi pur avendo investito siamo rimasti indietro
Che La Salerno Reggio Calabria costerà più di quanto la sonda (IL ROVER CURIOSITY) su marte è costata alla NASA
I  costi dell'energia
L’energia le aziende italiane la pagano circa il 30 per cento in più rispetto al resto d’Europa. Il costo del megawatt in Italia è mediamente intorno ai 60 euro, in Germania è di 38, in Spagna del 36. Pesa non tanto la scelta di rinunciare al nucleare quanto l’assenza di un piano alternativo. Si è esagerato nell’incentivo al fotovoltaico (che costerà 90 miliardi ai contribuenti nei prossimi 10 anni) e nella dipendenza dai gasdotti. Con il fotovoltaico si intasa la rete durante il giorno mentre di notte si vive con centrali tradizionali che per recuperare gli introiti diurni fanno pagare il megawatt notturno più della media. Un paradosso.
I ritardi nella Pubblica Amministazione (P.A.)
In Italia sono necessari 180 giorni per i pagamenti nella P.A. in Europa ne bastano 65: siamo gli ultimi in Europa. Le stime più recenti parlano di circa 90 miliardi di EURO di debito dello stato e amministrazioni locali verso le aziende private. Il record spetta alla ASL di Napoli 1 centro: che scandalosamente paga i propri fornitori a 1.676 giorni, ovvero in più di quattro anni e mezzo!
Per costruire un capannone il Italia servano mediamente 258 giorni e ben 11 procedure In Germania  la media è 97 giorni e 9 procedure.
Solo ultimamente il ministro Passera ha imposto per legge la riduzione dei tempi infiniti con cui la Corte dei Conti approvava le delibere CIPE portandola da 14 a 3 mesi. 
Ma non è un mero problema di riduzione dei costi
270 miliardi di euro(l11,4 del PIL) è il costo per gli stipendi del personale della P.A. in Italia è ma è più o meno la stessa percentuale di PIL degli altri paesi europei anzi è un po’ più bassa. E non è neanche in crescita (0,4% negli ultimi 10 anni) Perché negli ultimi sei anni i sistemi di blocco del personale hanno funzionato. Ma non c’è l’efficienza nella P.A.. Se siamo pieni di forestali in Calabria dobbiamo far si che la Sila e l’Aspromonte siano luoghi visitabili. Ma non abbiamo l’efficienza perché non abbiamo un sistema di valutazione degno di questo nome ma non è un problema di costo del personale. Il problema allora non si risolve licenziando i forestali della Calabria. Si risolve invece andando a vedere come mai la spending review non è stata fatta.
Per la P.A. ci sono poi 120 miliardi di acquisti che corrisponde all’ 8 per cento del PIL era il 5,9 fino a qualche anno fa perché la P.A. continua a far crescere il volume degli acquisti. .Senza contare che poi ci sono 40 miliardi dati come contributi alle aziende dove non si vedono risultati concreti.

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